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BIOGRAFIA

Giuseppe Maffioli Bepo

Attore e gastronomo gioioso et amoroso

Giuseppe Maffioli nasce a Padova il 28 aprile del 1925. Nel 1931, dopo la sepa­razione dei genitori, si trasferisce a Treviso dove compie il percorso scolastico che lo porterà al diploma di maestro elementare. L’interesse nei confronti del teatro e dell’o­pera, trasmessogli dalla madre, e verso la gastronomia, anch’esso nato in famiglia e le­gato alla presenza del nonno e di una zia, emergono sin da subito.

L’esordio come autore teatrale avviene a diciassette anni, con l’opera I santi canta­no, cui segue, tre anni dopo, I serra, commedia che nel 1946 vince il premio naziona­le Il riscatto e che, l’anno successivo, viene rappresentata al Teatro Goldoni di Vene­zia. Dopo un periodo di frequenza, abbandona successivamente la Facoltà di Lingue all’università Ca’ Foscari di Venezia per proseguire gli studi in modo autonomo.

Accanto al teatro, negli anni seguenti, si dedica all’attività di autore per la radio e per la televisione, di giornalista (in ambito gastronomico), di attore cinematografico e di maestro elementare. L’impegno in ambito radiofonico lo vede autore di una venti­na di radiodrammi tra i quali: Pensione PrimaveraVissi d’arteLa cheba dei lucheriniRitorno a PelestrinaIl sospettoI serra. Concepito per la radio, ma trasformato poi in spettacolo teatrale (rappresentato con successo da Cesco Baseggio) e successivamente televisivo, è Papa sarto, atto unico sulla vita di Pio X; la stessa sorte spetta a Nozze d’ar­gento. La produzione teatrale nel frattempo si arricchisce di opere di successo: Il pre­te rosso, sulla vita di Antonio Vivaldi (alla figura del quale Maffioli dedica anche una serie di puntate radiofoniche), Miracolo a Vienna, segnalata al Premio Marzotto per il teatro (rappresentata al Teatro Sant’Erasmo di Milano, allo Stabile di Bolzano, tra­dotta poi in sloveno e allestita dalla compagnia del Teatro Sloveno di Trieste), e San Giorgio e i draghi, che gli vale la medaglia d’oro al Premio Riccione. Si occupa dell’a­dattamento teatrale di due opere del Ruzante, Il povero soldato, che vede la collaborazione con Andrea Zanzotto, e Lista e l’inverno, che segna l’inizio della sua attività di regista al Dramma Italiano di Fiume; i due spettacoli vengono rappresentati sia al Ca­stello Cornato di Asolo, con la compagnia I delfini, sia a Trieste con la compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Allo Stabile di Trieste si occupa inoltre della regia de Il martirio di Lorenzo, di David Maria Turoldo, di cui rielabora il testo, di Enrico IV, di Sior Toni bona grazia, e de I giu­sti di Camus. L’attività al Teatro del Dramma Italiano di Fiume lo vede dirigere tra gli al­tri, Il feudatarioLa locandieraI rusteghi (Goldoni), L’uomo, la bestia e la virtù (Piran­dello), Bertoldo a corte (Dursi), Cechoviana (Cechov), e Hotel Primavera, (Von Hervat).

Lavora anche a Roma, presso il Teatro Valle e il Teatro Stabile (in cui dirige II ciar­latano meraviglioso), e Verona, al Teatro Romano, presso il quale ottengono un note­vole successo (al pari di quello ottenuto in Campo San Polo a Venezia) le rappresen­tazioni de Le baruffe chiozzotte e de I rusteghi.

A partire dalla fine degli anni Sessanta, all’attività di autore e regista teatrale, affian­ca quella di attore e caratterista per il cinema e la televisione, partecipando a oltre una trentina di film di cui, di seguito, viene riportata una breve carrellata: Il commissario Pe­pe (1969) di Ettore Scola, con Ugo Tognazzi; La più bella serata della mia vita (1970) di Ettore Scola, con Alberto Sordi; Dramma della gelosia (1970) di Ettore Scola, con Mar­cello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini; Una stagione all’inferno (1971) di Nelo Risi, con Fiorinda Bolkan; La moglie del prete (1971) di Dino Risi, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni; Il Mulino del Po (1971) di Sandro Bolchi, con Valeria Mo­nconi; Bianco, Rosso e… (1972) di Alberto Lattuada, con Sophia Loren e Adriano Celentano; Giordano Bruno (1973) di Giuliano Montaldo, con Gian Maria Volonté; Sono stato io! (1973) di Alberto Lattuada, con Giancarlo Giannini; Vogliamo i colonnelli (1973) di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi; Il bestione (1974) di Sergio Corbucci, con Giancarlo Giannini e Dalila di Lazzaro; Il piatto piange (1974) di Paolo Nuzzi, con Ago­stina Belli; Africa Express (1975) di Michele Lupo, con Giuliano Gemma e Ursula Andress; Il letto in piazza (1975) di Bruno Gaburro, con Franco Bracardi; Attenti al buffo­ne (1976) di Alberto Bevilacqua, con Nino Manfredi e Mariangela Melato; Nudo di don­na (1981) di Nino Manfredi, con Nino Manfredi ed Eleonora Giorgi.

Realizza, nel ruolo di consulente gastronomico, tutti i piatti del film La grande abbuffata (1973) di Marco Ferreri, con Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Philippe Noiret, e quelli di Caligola, di Tinto Brass.

Il ruolo di Maffioli quale ideatore e/o ospite di programmi e rubriche televisive dedicate al tema alimentare e culinario, si intreccia inestricabilmente all’impegno co­me autore e giornalista gastronomico.

Il mondo a tavola. Il programma (che va in onda all’inizio degli anni Settanta), di cui Maffioli è autore accanto a Federico Godio, Fulvio Rocco, Giuseppe Mantovano e Antonio Bruni, è strutturato secondo la formula di rubrica settimanale della durata definita (circa un’ora). Vale la pena ricordare la presenza di Maffioli in almeno due puntate del programma (nel periodo compreso tra la fine del 1971 e l’inizio del 1972).

Il 16 dicembre del 1971 la trasmissione è dedicata alla gastronomia parigina, ai ri­storanti che ne hanno segnato la storia (si realizza così una sorta di visita virtuale alla Tour d’Argent, a Chez Maxime, a Le Petite Colombier, e al Restaurant Florence), e agli chef che ne hanno decretato la fama (Claude Terrail e i coniugi Alard).

Nella puntata del 27 gennaio del 1972, strutturata attorno ad una serie di interviste a funzionari della Guida Michelin, a membri dell’Accademia Italiana della Cucina e a giornalisti del settore (tra cui Luigi Veronelli), si tratta il tema delle guide gastrono­miche, analizzandone il processo di realizzazione e quello, più specifico, di redazione.

Dimmi come mangi. La rubrica condotta da Carla Urban e curata da Giovanni Minoli, vede ospite Maffioli il 7 maggio del 1979, in una puntata dedicata al vino.

Paese che vai… gente che trovi. I ricordi personali di Maffioli e l’analisi del ruolo storico-sociale svolto dal Caffè Pedrocchi di Padova nell’ambito della cultura veneta, trovano spazio nella puntata del 19 agosto del 1979, cui ne segue una dedicata al te­ma dell’alimentazione e della gastronomia nel periodo estivo.

TG2 – Bella Italia. Il programma lo vede intervenire come autore della rubrica Un piatto, nell’ambito della quale non si occupa solo della dimensione descrittiva delle pre­parazioni, ma analizza anche il legame esistente tra prodotti, ricette e territorio. L’im­pegno in ambito televisivo, pur evidente, riveste tuttavia un ruolo meno rilevante ri­spetto alla sua produzione letteraria: sono i suoi testi e i suoi articoli, infatti, a rivelarsi ben più significativi per l’analisi della storia della gastronomia veneta e nazionale.

Delegato dell’Accademia Italiana della Cucina, a partire dal 1960 inizia a scrivere per “La cucina italiana”, rivista con cui collabora fino al 1984. Nel 1965 pubblica II romanzo della grande cucina, opera con cui vince il Premio Berti Oscar della cucina ita­liana. Per le Edizioni Bramante, nel 1968 pubblica II Ghiottone veneto, cui seguono La cucina per amore (1970, Della Valle), Guida ai formaggi d’Italia (1971), Cucina e vi­ni delle Tre Venezie (1972, Mursia), Storia piacevole della gastronomia (1976, Bietti), Scuola di cucina, a fianco di Luigi Veronelli che si occupa della parte enologica (1977, Enciclopedia della donna, Fabbri). Ai 1976 risale l’opera per bambini I cinque libri di cucina, che comprende una serie di filastrocche didattiche e ricette in rima. Nel 1981 pubblica La cucina padovana, nel 1982, La cucina veneziana, e nel 1983 La cucina tre­vigiana (tutte per Muzzio). Del 1984 è Castelfranco, il fiore che si mangia (Galleria di Treviso). Fonda “Vini e liquori, Grand Gourmet” (1978) e “Vin Veneto” (rivista nata nel 1974, ora “Tastevin”). Collabora con l’“Espresso”, nella compilazione delle sche­de di valutazione dei ristoranti del territorio veneto. Scrive le prefazioni di una serie di testi dedicati alla gastronomia regionale, tra cui La cucina vicentina, I dolci del Ve­netoCucina e salute con le erbe spontanee nelle tre VenezieLa polenta nella cucina ve­netaVeneti e baccalà, I funghi nella cucina veneta.

A lui, infine, si deve l’idea (nata nel 1953 e a cui partecipa anche Dino De Poli) che porta alla realizzazione del Festival della cucina trevigiana.

Muore, di diabete, a Treviso, il 3 giugno del 1985.

da “GIUSEPPE MAFFIOLI Opere, ricette e viaggi di un ghiottone internazionale” di Caterina Vianello